Un viaggio di trasformazione con anticorpi

di Suzana Zlatkovic 

 

A dire il vero, non sapevo da dove cominciare per raccontare la mia esperienza formativa, ma ora ho chiaro l’inizio: è stato il momento in cui la connessione che come Anticorpi avevamo stabilito con Impact Hub Roma, a supporto dell’avvio delle nostre attività, mi ha permesso di conoscere questa opportunità.
Fare rete sin dall’inizio, scambiarsi informazioni e supportarsi a vicenda, come poi avrei felicemente sperimentato anche in questa nuova esperienza, così importante per me, è stato sin dal primo momento “il codice” di riferimento di Anticorpi e dei miei soci.

L’annuncio parlava di un percorso completamente gratuito, finanziato con i fondi di PNRR, ma c’era una sfida: ben tre settimane in Spagna. Inizialmente, questo mi ha preoccupato un po’, poiché dovevo allontanarmi dalla mia famiglia per un periodo piuttosto lungo. Ma il nome del progetto era “The Break”, e se andate su Google a chiedere la traduzione di questa parola, vi dice: “The Break” può essere tradotto in italiano come “La Pausa” o “La Sosta.” A seconda del contesto e del significato specifico, potrebbe anche essere reso con “La Pausa” in un senso temporale o “L’Interruzione” se si riferisce a una rottura o interruzione di qualcosa. Quindi, sia che si tratti di una pausa/sosta o di una rottura/interruzione, era qualcosa di cui avevo assolutamente bisogno.

Dopo un iter completo di colloqui, finalmente ho ricevuto la felice notizia di essere stata selezionata. Il percorso si è svolto in tre parti distinte: la prima interamente online, con la maggior parte dei workshop tenuti dai docenti; la seconda parte invece ha avuto luogo fisicamente sul posto, e proprio di questa fase voglio soffermarmi nel mio racconto; infine, la terza parte ha replicato le caratteristiche della prima, con workshop conclusivi sempre in modalità online.

Ecco dunque il momento in cui voglio focalizzarmi: la seconda parte del percorso, importante quanto la prima, ma con una differenza straordinaria, stavolta eravamo tutti lì di persona. Ci siamo ritrovati in una splendida casa immersa nel verde della Cantabria, ventuno donne con nazionalità ed età diverse, ma unite dal desiderio di un autentico cambiamento.

Il tempo ha giocato un ruolo cruciale in questa esperienza; di tempo ne avevamo in abbondanza, ed è proprio lì che ho imparato che il tempo è la vita e, quindi, va organizzato con molta attenzione. La mia giornata iniziava alle 6:30 del mattino con una corsa di 6 chilometri lungo il viale verde di Villassevil e si estendeva fino alla tarda serata con il confronto e lo scambio di esperienze con le mie meravigliose compagne di viaggio. Insieme, condividiamo consigli su come affrontare le situazioni problematiche delle nostre imprese. Ci raccontavamo anche le nostre frustrazioni e cercavamo i modi per trasformarle in qualcosa di propositivo e utile a noi stesse.

Ogni giorno, ci svegliamo con la mente traboccante di pensieri ed emozioni vissute il giorno precedente che, una volta sedimentate, diventavano le fondamenta su cui costruire le sfide del giorno successivo. Ho avuto l’opportunità di esaminare a fondo i nostri progetti e ho apprezzato quanto gli altri riconoscessero il valore delle nostre idee, che, ad essere onesta, io stessa facevo fatica a vedere e apprezzare nella loro straordinaria qualità e completezza. Questo perché, nel corso dell’ultimo anno, abbiamo ricevuto molti “no”, “forse” e un’infinità di “magari tra sei mesi ci risentiamo”.

Un’altra cosa che non mi aspettavo da una Business school era quella di trovare i docenti che ti chiedono di chiudere il tuo PC e di fare una passeggiata con loro per raccontare la storia della tua impresa. Non mi aspettavo di trovarmi di fronte a un docente che aveva già studiato in dettaglio i punti di debolezza della mia impresa, ma ciò che mi ha stupito maggiormente è stata l’importanza che, da ognuno di loro, veniva data ai due elementi fondamentali di un’azienda: le persone e il tempo. I vostri servizi, mi dicevano, non hanno un prezzo, bensì un valore. E per quanto riguarda il conflitto, beh, non è altro che il risveglio della coscienza… Tuttora, e immagino per molto tempo ancora, provo un’immensa gratitudine verso tutti loro.

Il nostro motto, “Trust The Process” (Affida(tevi) al processo), si univa spesso all’altro mantra “A Lot of Emotions” (Molte emozioni), creando una sorta di magia, persino durante la semplice preparazione dei pasti. Tutto, letteralmente tutto, faceva parte del processo di apprendimento. E ogni passo che ho intrapreso nella nostra piccola comunità ha rafforzato la mia convinzione che accogliere il cambiamento e fidarsi del percorso sia effettivamente la chiave per realizzare molte cose, mentre le emozioni che arrivano con essi vanno semplicemente abbracciate.

Grazie alla nostra Anticorpi e alla straordinaria comunità di persone che mi sta affiancando, anche se a distanza di chilometri, sono certa che il mio cammino imprenditoriale sarà, in sé stesso, il valore da perseguire in ogni suo cambiamento. E per quanto ai possibili futuri conflitti, beh, non saranno altro che il risveglio della coscienza…