L’analisi delle intersezioni nella narrazione del lavoro

di Marcello Musio

 

Uno degli aspetti centrali nel lavoro con le organizzazioni è quello legato all’analisi delle intersezioni nella narrazione che i lavoratori fanno del loro lavoro, dei compiti che lo compongono, delle prassi organizzative adottate per espletarlo, del luogo dove tutto ciò accade.

È infatti la posizione soggettiva del racconto uno dei punti di vista in cui poter individuare ciò che prende corpo, in maniera funzionale o disfunzionale, in quel determinato luogo di lavoro, quando questa si interseca con quella degli altri e dà forma, prendendo contemporaneamente forma nello scambio di visioni, al racconto del proprio e altrui lavoro.


 

La facilitazione di processi di analisi organizzativa, volti a facilitare la risoluzione di eventuali criticità, o il rafforzamento di buone prassi esistenti, non può prescindere dal posizionamento del consulente sul confine delle intersezioni narrative e sulle risonanze, ripetizioni e rafforzamenti di concetti che si manifestano implicitamente o esplicitamente nel gruppo di lavoro.

Immaginiamo le interazioni come se fossero volte a generare un tessuto, il racconto, che viene creato a più mani contemporaneamente, con una richiesta posta al consulente di facilitarne il processo al fine di avere un apprendimento comune, un cambiamento, un’evoluzione possibile.   

Sarà necessario saper osservare dove alcuni concetti ritorneranno più spesso, dove alcune parole e tendenze risuoneranno maggiormente, con quali sfumature, per evidenziare dove il tessuto si lega e prende forza, intossicante o liberante e farlo emergere in maniera fruibile al contesto.

 

 

Questo passaggio di analisi e sintesi può diventare estremamente significativo per un gruppo di lavoro, perché se lavorato adeguatamente mette in condizione i singoli e il gruppo nel suo insieme di lavorare sui nodi intossicanti, intraprendendo strade risolutive, e di rafforzare i nodi “liberanti” o buone prassi, per rinnovarne le capacità di impatto, né più né meno come un tessitore fa con il proprio tessuto.