Verso LANORMALITÀ

Dualità nel Teatro integrato e oltre

 

di Giusi Nazzarro e Suzana Zlatkovic

 

La scelta del nome del nostro blog è volutamente ambigua. Nel suono LANORMALITÀ convivono due opposti: il normale e l’anormale si toccano e si confondono.

Dopo tanti anni di lavoro a contatto con un mondo che viene spiegato con appellativi quali diverso, differente, disabile, continuiamo a porci le stesse domande: possiamo definire con chiarezza i parametri della normalità? Dov’è che questi finiscono e si inizia ad essere anormali? Possiamo tracciare una linea netta tra questi due mondi? Possiamo descrivere l’uno come l’antitesi dell’altro?

 

La nostra esperienza con l’anormalità è iniziata nel lontano 2007, quando è nata la Compagnia teatrale integrata Teatro Buffo, formata da un gruppo di attori con e senza disabilità, come ci piaceva dire all’inizio, o meglio, da un gruppo di attori con abilità diverse, come ci siamo accorti negli anni. La ricerca di Teatro Buffo si muoveva  in uno spazio dove le differenze non rientravano nelle categorie normalità / diversità, ma nella semplice considerazione che ognuno di noi è diverso dall’altro. 

 

“Ciò che caratterizza la nostra professione è la traduzione di un movimento o un comportamento non omologato in un’espressione artistica”. 

 

Questo è stato il presupposto teorico su cui abbiamo mosso i nostri passi e al tempo stesso è stata la scoperta che ha continuato a stupirci e a donarci momenti intensi durante i lunghi anni di lavoro.

 

La normalità è l’usuale, il comune, l’aspettato, lo scontato. L’anormale è irregolare, inaspettato, “fuori posto”, ma anche eccentrico, e quindi carismatico e capace di rompere le regole: probabilmente qui va ricercato il principio e il senso del teatro integrato e se questo diventa l’assioma con cui ognuno vi si accosta, può essere davvero un’esperienza interessante, sia da un punto di vista sociale che estetico. 

L’interesse che ha suscitato Teatro Buffo probabilmente è dovuto proprio a questo e al fatto che “dove gli altri vedevano un problema o un ostacolo, noi abbiamo visto un potenziale”

 

Improvvisare una scena teatrale con un attore “inabile a parlare”, danzare accanto a un attore “inabile a muoversi fluidamente”, portare in scena uno spettacolo con un’attrice “inabile a ricordare” fa esplodere, incredibilmente, tutte le incapacità, le debolezze e le fragilità degli attori abili, ribaltando in modo impietoso la dualità del mondo reale. 

Nel teatro integrato l’attore abile si lascia accompagnare per mano dall’attore disabile, senza lasciarsi sopraffare dalla sua forza. L’attore disabile si mantiene in piedi da solo, lasciandosi impercettibilmente guidare dall’attore abile. Solo se gli attori riescono a mantenersi in equilibrio su questo filo sottile, il teatro integrato mantiene la sua forza in scena, rivelandosi inaspettato e potente ogni volta, sia per chi in scena ci sta, sia per chi la scena la guarda. E tutti, attori e pubblico, ne escono ogni volta cambiati.

 

Sulla scena integrata la dualità normale/anormale si ribalta, a tratti si confonde. La norma, ovvero il confine tra i due mondi, diventa labile, tanto da far perdere gli usuali punti di riferimento con cui si vive e si osserva la realtà. E’ tale perdita a produrre il cambiamento. 

 

Questo paradigma secondo voi è applicabile anche nella vita di tutti i giorni? 

 

Sì, secondo la nostra esperienza lo è, magari non lo sarà domani e neanche tra qualche anno, ma certamente in prospettiva sì.  

 

Per questo il focus del nostro interesse è stato e sarà la costante ricerca dell’equilibrio che genera LANORMALITÀ.